Questa collana sulle “mie” chiese di Garfagnana è frutto di un importante lavoro volto a descrivere, così come sono apparse ai miei occhi, tutte le Chiese tuttora aperte al culto esistenti in Garfagnana.
Si tratta di un disegno ambizioso, che ha richiesto impegno ed energie fisiche ed economiche non irrilevanti gratificate dal riconoscimento che mi hanno espresso tanti amministratori, autorità civili e religiose e tanti cittadini impegnati nella salvaguardia e valorizzazione di questo immenso patrimonio.
Questo progetto si colloca quasi come un seguito, nella linea ideale tracciata con il mio ‘Dizionario Garfagnino’, volta alla conservazione del patrimonio culturale storico ed artistico dell’alta Valle del Serchio.
In tempi di globalizzazione o quando comunque le comunicazioni sono diventate più agevoli e le conoscenze fra i diversi popoli e le varie culture più approfondite, è concreto il rischio di perdere il senso della propria individualità ed il ricordo delle proprie radici per adottare una visione, certo più ampia, ma più generica e spersonalizzante.
Conservare invece le tradizioni, i costumi, la lingua, in una parola la propria identità è dunque diventato ancor più importante rispetto al passato, per non recidere i legami con le nostre origini che, oltre ad appartenerci, servono soprattutto a spiegarci perché siamo così e non altrimenti, con certi valori, certi modi di pensare e di vivere, costituenti parte – come si dice oggi – del nostro D.N.A. ed assunti con il latte materno dai nostri avi.
In quest’ottica le chiese rappresentano un punto di riferimento essenziale, da conservare e salvaguardare e – perché no – farlo conoscere ad un pubblico più ampio.
Non interessa qui il loro valore artistico ed economico, ma il loro aspetto di testimonianza dei sentimenti delle generazioni che ci precedettero, per cui appaiono, tutte quante, ed allo stesso modo, degne di nota.
Ecco, questo mio lavoro ha voluto essere una specie di censimento delle chiese della Garfagnana, di archivio di quanto in esse contenuto affinché un domani, anche se tutto dovesse venir travolto e superato dal frenetico correre ed evolversi della vita, sia possibile conoscere e ricordare dove si riunivano i nostri nonni ed i nonni dei nostri nonni ed i sacrifici da loro compiuti per rendere più bella possibile la loro chiesa che, in genere, era poi anche la loro casa comune.
La Garfagnana è terra conosciuta maggiormente per le sue bellezze paesaggistiche e naturalistiche, piuttosto che per le testimonianze storiche e per il patrimonio artistico di cui dispone; non è da sottovalutare la ricchezza di opere d’arte che la Garfagnana può vantare, nei settori della pittura, della scultura e dell’architettura.
Certo, non vi si trovano reperti storici o archeologici di rilevanza mondiale, eccezionali edifici religiosi o civili, tesori artistici di incommensurabile valore e tali da richiamare visitatori e turisti da ogni parte del mondo, ma se manca – per così dire – la punta dell’iceberg, è giusto sottolineare come, nel suo complesso, il patrimonio artistico garfagnino non è certo né insignificante né trascurabile e il turista che dovesse visitarla, senza limitarsi ad una breve visita dei borghi più popolati e più noti, potrebbe certamente ricavare dall’insieme di quanto può essere offerto al suo sguardo, motivi di ampia ed appagante soddisfazione per lo spirito.
Nell’ambito di questo patrimonio la parte preponderante è costituita indubbiamente dagli edifici di carattere religioso con quanto in essi contenuto: ciò, se può essere una costante anche per molte altre zone, non solo in Italia, è particolarmente evidente nei luoghi più poveri. In queste realtà, per lo più agricole, come è sempre stata la Garfagnana, le persone non avevano la possibilità di costruire grandi piazze, sontuosi palazzi, immensi viali e concentravano ogni loro sforzo economico per far edificare e quindi abbellire, rendendoli più accoglienti possibile, gli edifici di ritrovo collettivo che, per lungo tempo, furono principalmente le chiese, i conventi e le altre costruzioni di tipo religioso.
Per far ciò vi era solo una via: affidarsi ad artisti di sperimentata capacità, ma le cui pretese economiche fossero compatibili con quanto questa gente, povera, ma onesta e dignitosa, fosse in grado di pagare.
Ecco come può spiegarsi la presenza di terrecotte invetriate dovute ad artisti del livello dei Della Robbia, di sculture eseguite da Matteo Civitali, di quadri di Pietro Paolini, di Giuliano di Simone a Castiglione, di Pietro da Talada a Borsigliana ma anche l’esistenza di opere di autori meno conosciuti, ma pur sempre importanti e degni di nota, come Giovanni Simone Caretta, Baccio Ciarpi, Pietro da Carrara, Bartolomeo di Stefano, Vasco e Rubens Cavani.
Qualcuna di queste costruzioni, alcune singole opere d’arte sono già state analizzate con completezza e approfondimento, ricavandosene libri e supporti informatici di sicuro interesse ed utilità, tuttavia mi sembra non esista un’opera che tutte le comprenda, quasi un compendio-sommario delle varie chiese garfagnine, dalla più grande alla più modesta, tale da farne conoscere l’architettura, i quadri e le statue che le corredano, costituendo nel medesimo tempo una sorta di archivio e di memoria storica del patrimonio artistico della Garfagnana da tramandare anche alle generazioni future.
Da queste considerazioni sorse in me l’idea di dar vita ad un libro contenente la descrizione di tutte le chiese della nostra Valle, raggruppate per Comune e nessuna esclusa, con l’illustrazione di quanto in esse presente (trascurando peraltro – ove non si trattasse di oggetti di particolare pregio artistico o di speciale devozione popolare – le suppellettili prive di una spiccata originalità, come candelieri, lampadari, stendardi, lanterne e lanternoni, mobili, vasi, reliquiari e simili, meritevoli, eventualmente, di un altro studio).
Il progetto correva il rischio di portare ad un elaborato come arido elenco di pesante lettura e di problematica comprensione per un profano, finendo così con il tradire lo scopo stesso per il quale era stato concepito.
Da qui la necessità di accompagnare le descrizioni delle varie chiese e dei tesori in esse custoditi con una completa illustrazione fotografica, idonea a far meglio comprendere al lettore quanto si sta dicendo. Non di rado, infatti, riesce difficile descrivere con le parole un colore, l’atteggiamento di un viso, l’elegante trasparenza di una scultura, assai più facilmente comprensibili.
La descrizione supportata dal confronto con la fotografia connessa poi al dichiarato fine divulgativo e non scientifico era l’esigenza di cercare di interessare gli eventuali lettori, adottando un linguaggio il più possibile semplice e piano, compiendo anche osservazioni e considerazioni personali, inserendo aneddoti o riferimenti simpatici o spiritosi, collegati agli argomenti trattati, in maniera da poter alleggerire l’esposizione e creare anche il terreno adatto ad eventuali approfondimenti e discussioni.
Si trattava, in sostanza, di dar corpo ad un’opera, non destinata ad eruditi, ma a persone comuni, scritto da una persona comune, non da un critico o da un docente di storia dell’arte, quale, tra l’altro, certamente non sono.
Da qui la ricerca di un linguaggio di uso quotidiano, la descrizione delle impressioni personali riportate, il contenuto dei colloqui avuti con le persone spontaneamente prestatesi a farmi da guida, l’indicazione dei dubbi via via venutimi alla mente e la candida ammissione della mia ignoranza e limitatezza davanti alle circostanze o alle cose sconosciute, a quelle non comprese o di cui mi rendevo conto di non saperne fornire corretta spiegazione.
Così, per rendere più viva e maggiormente utilizzabile l’opera, mi è parso fosse il caso di andare ad una pubblicazione per ogni Comune fornendo per tutte le chiese un brevissimo riassunto di cosa si può trovare in essa, onde fornire al lettore una minima guida per una scelta ponderata delle visite da compiere.
Ho pensato inoltre fosse interessante accompagnare alla descrizione dei vari edifici sacri, una breve biografia del Santo cui gli stessi sono dedicati, desunta dalla lettura di opere divulgative, ma di assoluto rigore.
La gente garfagnina si è, infatti, sbizzarrita, intitolando le chiese dei vari borghi a Santi spesso diversi e molti anche poco noti alla generalità delle persone (S. Alessandra, S. Anastasio, S. Bianco, S. Felicita, S. Giuda, S. Giulitta, S. Pantaleone, S. Quirico, S. Regolo, S. Viano), la cui vita mi pare sia opportuno venga conosciuta, se non altro come rispetto delle scelte dei loro antenati, anche dai garfagnini di oggi e da coloro che li seguiranno.
Le chiese parrocchiali sono state visitate e descritte tutte quante. Ho però cercato di illustrare anche quelle altre, prive di dignità parrocchiale, ma regolarmente aperte al culto ed anche gli Oratori dove vengono comunque celebrate funzioni religiose.
Non ho invece descritto le cappelle cimiteriali, anche se in esse si recitano sovente uffici funebri pubblici, perché mi sembra – a parte il doveroso rispetto e la necessaria pietà verso i defunti – che la loro circoscritta funzione non possa farli rientrare nel novero degli edifici regolarmente destinati alla celebrazione delle sacre funzioni.
Nella lunga esposizione degli edifici di culto, mancano alcuni Oratori: si tratta di piccole chiese private, certamente degne di menzione e di descrizione, ma normalmente chiuse e delle quali non mi è stato possibile contattare o raggiungere i proprietari, come accaduto invece in altri casi.
La raccolta dell’ingente materiale ha richiesto parecchio tempo, anche perché io non vivo in Garfagnana e le chiese da visitare erano tante e spesso distanti.
Ciò spero valga a spiegare e giustificare come, nonostante una diligente opera di revisione, sia possibile che venga riscontrata qualche discrepanza tra la mia descrizione e lo stato attuale dei luoghi.
Le critiche artistiche e le valutazioni effettuate sulle singole opere e sulle diverse chiese nel loro complesso sono quelle di una persona priva di corretta educazione artistica e scaturiscono solo dalle impressioni ritratte dai miei sensi.
Invito perciò i lettori a prenderle come semplice manifestazione del mio pensiero, senza lasciarsi condizionare mai da esse ed a compiere eventualmente una personale visita – sempre, comunque, utile ed istruttiva – per formarsi una propria opinione, qualunque sia stato il mio giudizio in proposito, ripetesi privo di valenza critica e mai formulato con intendimenti denigratori.
Anche i termini usati sono quelli di chi cerca solo di far capire quanto intende dire; un critico d’arte, un architetto, un pittore, uno scultore, ma anche un semplice appassionato o conoscitore della materia potranno trovare non solo del tutto sbagliati i miei giudizi sulle varie opere, ma anche erronei e usati a sproposito ed assolutamente imprecisi i termini da me adottati nelle descrizioni.
Allo stesso modo le etimologie proposte per i toponimi, le poche notizie di storia riferite potranno non resistere ad un rigoroso vaglio critico, in quanto non adeguatamente approfondite, ma il lettore non dovrà dimenticare che non si è inteso scrivere un trattato scientifico, né un libro scolastico o una precisa guida turistica, ma solamente una descrizione delle Chiese.
Naturalmente non posso che domandare perdono per gli errori e le imprecisioni presenti nelle mie affermazioni, così come lo chiedo per le espressioni sinonimiche che a volte ho impiegato per evitare ripetizioni, magari sbagliando. Per questo alla fine dell’opera ho inserito un vocabolarietto ove ho riportato, più che il significato esatto del termine in arte, quello che io ho inteso attribuirgli.
Un’ultima, ma non secondaria notazione riguarda i necessari ringraziamenti verso tutti coloro che, spontaneamente e disinteressatamente si sono prestati a farmi da guida.
In ogni paese ne ho sempre trovato qualcuno e spesso ho cercato di riferirne il nome nel testo. In alcuni casi, per mia colpevole dimenticanza, non ebbi a chiedere alla mia guida il nome e dunque manca l’espressa menzione del suo aiuto ed il mio grazie al riguardo. Mi scuso profondamente con tutti costoro, indispensabili, come le altre persone citate, per il completamento dell’opera.
Alcuni volumi hanno già visto la pubblicazione nella collana “Comuni e comunità” della Banca dell’identità e memoria dell’Unione Comuni Garfagnana e che qui troverete nel classico formato. Altri, non ancora pubblicati, potrete sfogliarli in una veste editoriale più semplice e flessibile, mentre i testi delle chiese di due Comuni -Castelnuovo di Garfagnana e Careggine – sono in corso di revisione e presto verranno pubblicati.
Santa Pasqua 2025
Aldo Bertozzi